2015-09-15

Ascolti Perduti #6

recensione di the road of bones degli iq
Ascolti perduti... un mondo di sufficienza creativa che, per un motivo o per un altro non riesce a staccarsi da una mediocrità strisciante e da un'opacità difficile da comprendere appieno.

E' il caso degli IQ, band storica del panorama progressive metal inglese che, con il suo dodicesimo lavoro sulla lunga distanza, trasmette tutta la classe accumulata in più di vent'anni di carriera ma che, a causa di dinamiche sonore troppo farraginose e lungaggini incomprensibili, non può far altro che ricadere nella categoria dei dischi anonimi.
Non mi si fraintenda: "The Road of Bones" (2014; Voto:6) è un album piacevole, contraddistinto da episodi al limite del puro fascino creativo; si tratta, però, anche di un full-length facile alla noia, un disco organizzato sulla distanza delle due ore scarse che tende all'oblio più di quanto ci si possa immaginare affrontando le prime tracce del disco.

recensione di return of the reaper dei grave digger
Lo stesso discorso, grosso modo si può fare per l'ultima fatica discografica dei Grave Digger, altra formazione storica della siderurgia mondiale, anche questa volta ci spostiamo in territori power.
La formazione teutonica ha dalla sua un'esperienza ultraventennale ed innate capacità di rendere il power metal di estrazione tedesca un qualcosa di terribilmente tosto e dinamitardo. "Return of the Reaper" (2014; Voto:5), però, fa molta fatica ad uscire da territori ben delineati, dal clichè ormai vetusti, da un modo di pensare il metal che ha fatto il suo tempo. Non a caso, per la seconda volta consecutiva il gruppo guidato dall'istrionico Chris Boltendahl si affida al recupero di idee passate in giudicato- il riferimento a "Reaper", album pubblicato nel lontano 1993!- e di un sound che potrà soddisfare solo chi veda nei Grave Digger l'unico motivo valido per recarsi in un negozio di dischi.

recensione di constricting rage of the merciless dei goatwhore
Un discorso a parte lo merita invece "Constricting Rage of the Merciless" (2014; Voto:6), nuovo album di inediti degli statunitensi Goatwhore: al limite del sopportabile nelle sue percussioni black metal, relativamente innocuo nei momenti più vicini al death ed incredibilmente avvincente quando è il thrash a farla da padrone ("Baring Teeth for Revolt" è l'episodio più divertente del lotto!).
Vi sembra una contraddizione in termini? Credetemi: non lo è!
Il gruppo guidato da Ben Falgoust è semplicemente vittima del proprio menefreghismo, di quella sana- ma complicata da gestire!- voglia di fare solo ciò che li diverte, senza curarsi troppo della coerenza del disco e della validità di una track list tremendamente discontinua. Di certo ai fan dei Goatwhore, questo sesto lavoro sulla lunga distanza riuscirà a regalare qualche emozione. Sembra evidente, però, che non si tratti dell'apice artistico del gruppo americano; o per lo meno non quel salto di qualità che tutti si aspettano ma che sembra ben deciso a non arrivare mai!

recensione di american beauty american psycho dei fall out boy
Ma passiamo a temi un po' più leggeri... una decina di anni fa si erano proposti al mondo come una delle più interessanti realtà riconducibili a quello che unanimemente- e semplicisticamente!- viene definito movimento emo, con l'ultimo lavoro in studio avevano provato a lanciare un appello forte e deciso: "Save Rock'n'Roll"; ora sono null'altro che una delle tante band del panorama mainstream- decisamente più pop che rock!- in cerca di un po' di attenzione.
I Fall Out Boy alle prese con il loro sesto album ("American Beuty/American Psycho", 2015; Voto:5,5) sembrano aver peraltro trovato parecchi estimatori pronti a spendersi per promuoverne l'arte; da parte mia trovo lo scippo a Suzanne Vega di "Centuries" piuttosto maldestro, la provocazioni della title track abbastanza sterili, la dedica ad Uma Thurman incomprensibile e il disco nel suo complesso decisamente anonimo.
Prendetela come una critica all'acqua di rose, fatta da un non-appassionato convinto che la moda emo- come tutte le altre, del resto...- non sia altro che un pretesto fatto da poveri per diventare un po' meno poveri.
In ogni caso quanto basta per relegare "American Beauty/American Psycho" tra gli ascolti perduti!

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