Rivers of Nihil - (2015)
Gli statunitensi Rivers of Nihil li abbiamo scoperti un paio d'anni fa. Il loro esordio sulla lunga distanza ("The Conscious Seed of Life", 2013) non ci aveva entusiasmato: il progetto megalomane scelto da Adam Biggs e compagni ci era sembrato un tantino altisonante e velleitario ed il risultato relativamente misero, visti i presupposti.
Ora, passati due anni da quell'esordio, la band americana è tornata alla ribalta con il secondo dei quattro album dedicati alle stagioni. La situazione sarà migliorata? Oppure il gruppo statunitense sarà rimasto fermo sulle posizioni del primo full-length?
Le risposte sono: sì e no.
Nel senso che i Rivers of Nihil sono effettivamente maturati sotto ogni profilo: songwriting, resa sonora e impatto emotivo. D'altra parte, il fatto di voler insistere su un death metal tecnico e veloce sembra un'arma a doppio taglio piuttosto difficile da gestire.
Ma andiamo con calma...
Altro particolare di una certa rilevanza: le musiche, man mano che il disco si consuma, si fanno sempre più progressive (la title track è un esempio lampante!) e "suonate", quasi ad inseguire l'obbiettivo di "melodificare" un approccio strumentale troppo asciutto ed impersonale per rendere al meglio le idee del combo americano. Si tratta di due note decisamente positive, di due caratteristiche che possono far aumentare la cifra stilistica dei Rivers of Nihil, ma soprattutto rendere le costruzioni sonore più gradevoli ed interessanti.
Jeff Dieffenbach ha a disposizione poche variabili al suo growl secco e gutturale e questo fa sì che i cantati siano spesso monotoni e poco inclini a far apprezzare all'ascoltatore i discreti testi composti dalla band della Pennsylvania.
Un dettaglio non da poco! Soprattutto se si tiene conto del fatto che, concettualmente parlando, "Monarchy" è tutt'altro che un album da prendere alla leggera.
La garanzia della sufficienza arriva ai Rivers of Nihil da alcuni piccoli accorgimenti- la durata del full-length, praticamente perfetta, l'ottima produzione- e dal fatto che, rispetto a "The Conscious Seed of Life" tutto il conglomerato sonoro sia cresciuto di una buona spanna sotto il profilo qualitativo.
Il ché, detto in altri termini, significa che i Rivers of Nihil hanno ulteriori potenzialità da evolvere. Staremo a vedere... intanto, però, mi permetto di consigliare "Monarchy" a tutti gli amanti dell'estremo siderurgico. Le probabilità di rimanere delusi sono decisamente basse!
Voto:6,5
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