2015-09-18

Vulnicura

recensione di vulnicura di bjork

Bjork - (2015)


Potrei iniziare questo post raccontandovi la storia di Bjork Gudmundsdottir, oppure spiegando come mai il nono lavoro autografo della cantante islandese non porti in copertina né l'autore né il titolo dell'album, o ancora giocando sull'età dell'artista nordica, arzilla cinquantenne con energia da vendere.
Non farò niente di tutto questo!

Voglio iniziare a raccontarvi "Vulnicura" partendo da... "Vulnicura"!
Ossia da un album passionale, a tratti corrucciato o addirittura arrabbiato, ma pur sempre contraddistinto da quella propulsione vitale- che noi troppo spesso banalizziamo!- chiamata amore!
Bjork ne parla al passato, al presente ed al futuro; descrive sensazioni, paure, gioie e dolori di un rapporto di coppia senza cercare il tipico contatto a pelle dei cantori dell'amore. Anzi, "Vulnicura" arroventa l'ambiente e destabilizza l'emotività proprio perchè va più a fondo rispetto alla comune parlare d'amore, sviscera l'io profondo che risiede in ogni persona coinvolta in una relazione, sonda gli aspetti più quotidiani di sentimenti dati per scontati e forse proprio per questo difficili da rendere senza affidarsi al buon sano costume della ruffianeria.
Questo significa che per riuscire a cantare d'amore serva essere per forza all'altezza di Bjork?
No di certo!
La cantante islandese mostra la via di un cantautorato elegante e profondo, lasciando aperte le porte per chiunque voglia proseguire il cammino e costruire nuove strade e nuovi percorsi. Esteticamente parlando, Bjork riparte molto più sinfonica rispetto agli ultimi lavori sulla lunga distanza, traendo dalle orchestrazioni la forza per distanziare l'ovvio da quello che vuole esprimere e macchinando con calma una più severa e scorbutica fase critica nei riguardi della (sua?) relazione di coppia. Non a caso "Vulnicura" cresce di brano in brano, facendosi sempre più acido ed intricato, non necessariamente cibernetico ma di certo più macchinoso e contorto. E' come se, man mano che il disco porta a compimento le sue intenzioni, i sentimenti della cantautrice di Reykjavik si facessero sempre più convulsi e confusi, una specie di slavina emotiva che carica elementi e pathos fino a non riuscire più a controllare il risultato di tanto rimuginare.
Musicalmente parlando, "Vulnicura" non aggiunge molto a quanto fatto da Bjork nella sua ormai ventennale carriera, preferendo anzi tornare spesso agli albori del millennio e forse anche più indietro. E' però dal punto di vista concettuale che questa nona fatica discografica di Bjork si innalza una spanna sopra tutto il resto del panorama elettronico coevo, potendo contare su una qualità di scrittura vertiginosa ed un pathos invadente, quasi incontrollabile.

Ancora una volta Bjork ha saputo sorprendere: che l'abbia fatto senza inventarsi nulla di nuovo dimostra in maniera incontrovertibile tutta la classe ed il genio che la cantante islandese cova al suo interno. E ho come l'impressione che non sia finita qui...
Voto:7,5

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