2015-09-18

Remember the Future

recensione di remember the future dei nektar

Nektar - (1973)


I Nektar sono una delle più interessanti realtà minori del panorama progressive rock degli anni '70. Inglesi trapiantati in Germania, Allan "Taff" Freeman, Roye Albrighton, Derek Moore e Ron Howden danno il via alla propria carriera con un primo album ("Journey to the Centre of the Eye", 1971) interessante anche se scolastico, decisamente debitore nei confronti dei King Crimson. Poi il progressivo spostamento in territori cari ai Genesis con "A Tab in the Ocean" (1972) ed ai Gentle Giant con  il terzo lavoro in studio, porta i Nektar a maturare ed evolvere un sound sempre più peculiare ed interessante, caratterizzato da un sano istinto per le soluzioni ad effetto e una propensione del tutto particolare per un rock frastagliato ma mai contorto, decisamente più elegante rispetto alla gran parte del movimento barocco coevo.
E proprio "Remember the Future", terzo full-length pubblicato dalla band di stanza ad Amburgo, è il miglior esempio delle capacità sintattiche e creative dei Nostri, potendo contare su due lunghe suite decisamente raffinate, ad un passo dal puro trasporto onirico, fortemente legate all'abilità strumentale dei suoi creatori.

I Nektar fraseggiano delicatamente tra sintetizzatori e chitarre, sfruttando appieno le formosità ambientali delle musiche senza per questo rinunciare a qualche ruvidezza tipicamente rock. Intenso e passionale, "Remember the Future" rappresenta a tutti gli effetti il vertice artistico del quartetto inglese, soprattutto grazie ad un lirismo maestoso e passaggi strumentali delicati e volubili ma anche complessi- valga come esempio il finale della prima metà del disco!- ed a tratti spumeggianti: praticamente quel equilibrio che quasi tutte le band votate al prog-rock hanno cercato per anni ma che in poche hanno saputo trovare.
Ecco perchè, senza remore di alcun tipo consiglio "Remember the Future" a tutti gli amanti del rock, anche se non necessariamente legati al periodo barocco!
Purtroppo il successo ottenuto da questa terza release sulla lunga distanza darà un po' alla testa ai Nektar, consumando in breve tempo tutta la loro spinta creativa e fungendo da pessimo consigliere per il futuro.
Non a caso il disco successivo, l'opaco "Down to Earth" (1973) sarà un mezzo disastro. E la maggior parte degli album successivi non farà che confermare l'appannamento della band anglo-tedesca, costringendo tutti gli appassionati a rimanere tenacemente attaccati al primo triennio di creazioni sonore.

Ancora attivi sul mercato discografico- l'ultima pubblicazione ("Time Machine") risale a non più di un paio di anni fa!- nonostante le molteplici rivoluzioni della line-up, i Nektar rimarranno per sempre il gruppo che consigliava i proprio ascoltatori di "ricordare il futuro": niente più che una chicca sepolta dal tempo di quello che una volta era il rock progressivo!
Voto:7,5

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