2015-09-20

Venom

recensione di venom dei bullet for my valentine

Bullet for My Valentine - (2015)


Un paio d'anni fa, con un album debole come "Temper Temper", i Bullet for My Valentine avevano fatto subodorare al pubblico quello che a tutti gli effetti è il livello artistico sul quale si è assestato il combo gallese dopo i primi, scintillanti anni di attività: mediocre!
La band di Matt Tuck, ormai giunta alla sua quinta fatica discografica non riesce ad andare oltre il giudizio espresso un paio d'anni fa, mostrandosi ancora una volta fragile e sempliciotta, troppo attratta da soluzioni scolastiche per poter ambire a quel ruolo di risposta europea al metalcore a stelle e strisce che molti le affibbiano.

"Venom", come il suo predecessore del resto, inizia furibondo e tosto, ricco di energia e di voglia di conquistarsi l'attenzione a suon di bastonate elettriche e ritmiche travolgenti. Il tutto dura giusto il tempo di rinsavire dalla batosta di "No Way Out" e dall'andazzo grezzo e spumeggiante di "Army of Noise". Poi tutto diventa terribilmente banale!
Banale la scelta di riprendere temi del passato (la title track), banali gli accompagnamenti di quasi tutti brani, banale la scelta concettuale del full-length... Insomma, di questo passo, per i Bullet for My Valentine, prima di fare il tanto atteso salto qualità, passerà ancora parecchia acqua sotto i ponti!
Detto tra noi, di certo non ci si può accontentare di riempitivi spiccioli come "Worthless" oppure di evidenti cadute ai piedi del mondo patinato dei media come quella di "You Want a Bettle? (Here's a War)": da ogni prospettiva si possa affrontare l'ascolto di brani come questi, l'unica componente che salta immediatamente all'occhio è l'approssimativa scelta stilistica del quartetto di Bridgend, ossia la tendenza della band britannica ad optare per costruzioni scolastiche, prevedibili, decisamente troppo infantili per reggere il peso di un ascolto critico.
Per quanto verso il finale "Venom" sappia tornare coerente con il titolo che porta ("Pariah" è forse il miglior episodio del full-length), nel suo complesso l'album convince gran poco e piace ancora meno. Probabilmente riuscirà a scatenare passioni nostalgiche in chi segua i Bullet for My Valentine dagli inizi, quasi sicuramente gonfierà le casse di ragazzini con poca esperienza e tanta voglia di fare casino; però, diciamocela tutta, "Venom" è niente più che un disco scadente, tutto rivolto verso un lato estetico che possa richiamare le attenzioni del pubblico mainstream, un disco attorcigliato su sé stesso e sulla storia della band che l'ha creato come potrebbe fare un serpente con la propria preda: solo che nel caso di questo quinto lavoro in studio targato Bullet for My Valentine, il serpente non ha denti abbastanza affilati per affondare il morso con decisione, quasi d'un tratto fosse rimasto un po' a corto di "Venom"!
Voto:5

Su Graffiti Musicali, dei Bullet for My Valentine potete trovare anche:

Nessun commento:

Posta un commento