Carmen Consoli - (2015)
Carmen Consoli... una cantautrice dalle potenzialità straordinarie!
L'ho sempre pensato.
Vuoi per quel modo di cantare tutto singultoso, vuoi per una capacità incredibile di descrivere la realtà con garbo, cattiveria e una punta di cinismo, vuoi per l'eleganza delle musiche, quasi mai fuori da quelli che sono i canoni tipici del folk-rock di stampo tricolore... insomma, Carmen Consoli all'interno del mio personale universo musicale ha sempre trovato un posto di una certa importanza.
A maggior ragione dopo aver ascoltato questo ultimo lavoro in studio, in linea con quanto la cantautrice siciliana ha fatto in passato ma, contemporaneamente oltre le aspettative per quanto concerne la qualità di scrittura!
No, non parlo delle musiche; comunque gradevoli e decisamente adatte ad incorniciare i testi. Quello a cui mi riferisco è il superbo candore con il quale Carmen Consoli parla di vita vissuta, talvolta in una maniera quasi amareggiata per quanto vede attorno a lei- e in lei!- e si ritrova a descrivere, più spesso semplicemente realista, quasi verista nel dipingere quei quadri di ordinaria follia che noi normalmente chiamiamo vita.
Carmen Consoli ha la straordinaria capacità di ammaestrare le note e farle diventare un tutt'uno con una sintassi forbita ed un uso spumeggiante di aggettivi, raccontando una serie di emozioni senza tralasciare mai la componente ambientale né permettersi un visione parziale.
Da questo punto di vista sono in pochi a saper tenere testa alla cantautrice catanese: a memoria potrei citare Max Gazzé (non a caso coautore di "Oceani deserti"), Niccolò Fabi e Paola Turci! Non a caso gli elementi migliori usciti dalla scuola cantautorale degli anni '90!
Forse l'unico momento non proprio riuscito del full-length è la critica sociale contenuta in "Forse un giorno", in qualche modo stonata rispetto al tenore generale dell'album. Sì, si tratta di un dettaglio, della classica critica cercata con una qualche smania per concedersi il lusso di trovare l'imperfetto anche nella perfezione.
Vabbé, forse ho un po' esagerato... "L'abitudine di tornare" non è un disco perfetto. Però ci si avvicina parecchio e, vista la qualità della produzione discografica italiana coeva, ai miei occhi appare come un salutare sospiro di sollievo!
Voto:7,5
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