Gus G - (2015)
Gus G? Ma non ne avevamo parlato poco tempo fa?
Vero. Infatti il chitarrista greco, ormai diventato un punto di riferimento per la band di Ozzy Osbourne, sembra un'instancabile macchina artistica, produttiva come poche altre in ambiente metal, pronto a mettersi in gioco ogni qualvolta il suo talento ne senta l'esigenza.
Da "I Am the Fire" sono passati dodici mesi scarsi... che importa? Se c'è del materiale nuovo da vagliare, tanto vale farlo subito, senza stare troppo a pensarci su.
L'unico problema è che di questo "nuovo materiale", molto sembra strettamente collegato con quello che formava la track list del full-length precedente, creando nell'ascoltatore una specie di crisi d'identità non semplice da gestire.
Ma andiamo con calma...
"Brand New Revolution" parte subito a sei corde spianate, con un brano- l'unico!- attento a mettere in bella mostra virtuosismi come "The Quest" e una botta granitica del calibro della title track. Accanto al chitarrista ellenico c'è il solito parterre de roi vocale: Jeff Scott Soto, Mats Leven, Elize Ryd, Jacob Bunton... tutti nomi noti del panorama siderurgico che, chi più chi meno, hanno saputo fare la propria parte in questo secondo progetto solista firmato Gus G.
Come nel caso del disco d'esordio, però, a Gus G manca ancora una personalità precisa, una direzione che sia riconoscibile e che guidi l'ascoltatore attraverso l'immenso talento che caratterizza l'arte della sei corde. Quello che intendo dire è che brani come la firewindiana "Burn", "We Are One" e "Behind Those Eyes"- per non parlare della conclusiva "The Demon Inside", ayreoniana nelle forme ed evanescente nei contenuti!- poco aggiungono a quanto già sentito in "I Am the Fire"; e il resto della track list rischia di fare molta confusione tra i richiami amaranthici di "What Lies Below", le alterne fortune della ruffianotta "One More Try" e le sperticate intelaiature di "Come Hell or High Water".
Tutto questo sembra ancor più gravoso sulla riuscita del disco se si tiene conto della carestia di momenti alla "guitar hero"!
Ecco, la differenza tra i due dischi, pur tenuto conto dei dovuti distinguo, è talmente evidente da non lasciare adito a dubbi: Gus G deve ancora maturare se vuole smarcarsi dal ruolo di session man: album come "Brand New Revolution"- verrebbe da dire: ma de che?- non sembrano la strada migliore per farlo!
Voto:6
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