Neil Young - (1969)
Il freddo Canada, una diagnosi precoce di diabete, la poliomielite a lasciare delle indelebili cicatrici, un arresto per renitenza alla leva... non ha ancora vent'anni Neil Young, ma ne ha già passate tante!
Anche dal punto di vista artistico: un paio di band in patria, gli Squires, i Minah Byrds, i Buffalo Springfield non appena sbarcato a Los Angeles... la vita di quello che diventerà uno dei più famosi cantautori della storia del rock, nei suoi primi quattro lustri è un turbinio di avventure ed accadimenti, amicizie importanti- storica quella con Joni Mitchell, fondamentale il rapporto con Stephen Stills- e tentativi di emergere.
E poi arriva il tanto atteso primo album solista!
Non un lavoro imprescindibile nell'ambito della carriera del cantautore nato a Toronto, ma in "Neil Young" c'è, in forma ancora del tutto acerba, tutto il Neil Young del futuro.
Dalla tradizione pura dell'iniziale "The Emperor of Wyoming" al grezzo rock di "The Loner", dalle venature torbide di "If I Could Have Her Tonight" e "The Old Laughing Lady" che fungeranno da stampo per molte creazioni del futuro, a momenti di pop lacustre e pensieroso come in "Here We Are in the Years" fino all'interminabile suite conclusiva, quella "The Last Trip to Tulsa" che può essere il più intrigante dei viaggi musicali oppure una complessa trappola nella quale perdere il contatto con il resto del full-length.
Certo, questo debutto discografico non vale il capolavoro pubblicato solo qualche mese prima con i Buffalo Springfield, né i futuri lavori con il trio Crosby, Stills and Nash o i capolavori solisti del decennio successivo. Si tratta di un primo lavoro in studio che mette in evidenza uno spirito artistico ancora alla ricerca di una sua vera essenza, di una prova creativa seminale e non ancora convinta di quale possa essere il percorso più adatto per esprimersi in maniera totale.
Il futuro darà pienamente ragione a Neil Young ed a chi ha creduto in lui!
Voto:6,5
Nessun commento:
Posta un commento