Neil Diamond - (2006)
Neil Leslie Diamond: negli States poco meno che un monumento!
Cantautore versatile e dal carattere artistico poliedrico, artista peculiare, capace di variare dal country al pop con la naturalezza di un crooner e di far impazzire le folle con brani- uno su tutti: quella "I'm a Believer" divenuta famosa nella versione dei The Monkees e, in Italia, di Caterina Caselli- dal feedback immediato e prepotente.
Sì, Neil Diamond è una di quelle icone che la musica leggera non può in alcun modo permettersi di ignorare!
Questo anche grazie a brani giovanili come "Solitary Man"- riproposta in italiano da Gianni Morandi con il titolo "Se perdo anche te"- "Kentucky Woman" (affidata alle sapienti mani dei Deep Purple) e "Cherry, Cherry", ma soprattutto grazie ai cavalli di battaglia di una carriera lunghissima e ricca di successi.
Mi riferisco a brani come "I Am I Said", "Cracklin' Rosie", "Song Sung Blue", "Sweet Caroline", "Red Red Whine"- poi ripresa dagli UB40- ed il duetto con Barbra Streisand in "You Don't Bring Me Flowers".
Insomma, un campionario da far girare la testa!
Soprattutto alle case discografiche, che per anni hanno rimpinguato le tasche del cantautore newyorkese a forza di royalties e diritti d'autore.
Tra le raccolte mi permetto di consigliare questo "Best of" targato 2006. Non perchè sia una pubblicazione moderna o un lavoro particolarmente completo. Semplicemente si tratta della raccolta più piacevole in circolazione, di un escursione nell'arte di Neil Diamond che possa dare una visione d'insieme senza dimenticarsi il valore della successione temporale.
Comunque sia, che partiate da questo "Best of" o da qualsiasi altra opera retrospettiva riguardante il cantautore newyorkese, l'unica cosa importante da tenere sempre bene in mente è che si sta parlando di un'icona del country, del rock, del folk e della musica leggera a stelle e strisce. Cioè di un punto di riferimento per la quasi totalità della musica mondiale!
Voto:8,5
P.S.: come sempre, nel caso di queste raccolte il voto in calce alla presentazione del disco è da riferire più al personaggio che al disco in sé. Non la soluzione più elegante dal punto di vista critico ma l'unico modo che ho trovato per premiare il lavoro di un autentico fenomeno del folk mondiale.
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