2015-09-16

Everybody Knows This Is Nowhere

recensione di everybody knows this is nowhere di neil young and crazy horse

Neil Young with Crazy Horse - (1969)


Il debutto solista è andato. Forse non bene quanto avrebbe sperato Neil Young, però è andato. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e far capire a tutti che quello era solo un punto di partenza, un appoggio solido sul quale costruire il resto della carriera.
Per fare un primo salto di qualità, però, ci vogliono degli ingredienti nuovi, capaci di aumentare la cifra stilistica del sound del cantante canadese. La prima componente a subire un cambiamento deciso è la scrittura, sì ancora legata allo stile del disco di debutto e sempre più vicina a quel ideale sonoro che in futuro verrà unanimemente riconosciuto come "rock alla Neil Young", però decisamente migliorata sotto il profilo della solidità e della fluidità concettuale. E poi ci sono loro: i Crazy Horse! La band che fedelmente servirà il suo condottiero lungo moltissime e complicate battaglie artistiche.
I risultati di questo lavorio, della crescita di Neil Young e del contributo fondamentale di Billy Talbot, Danny Whitten e Ralph Molina (tutti già attivi con il monicker The Rockets) sono brani come "Cinnamon Girl", "Down by the River"- contraddistinta da un superbo ponte al profumo di blues!- ed i dieci minuti dell'infinita "Cowgirl in the Sand", episodi di squisito folk-rock, incisivo e bruciante nei suoi aspetti più burberi e squisitamente ispirato dal punto di vista estetico.

Accanto all'anima rock del disco ci sono ovviamente ancora momenti di puro folk ragionato, costruito sotto forma di ballata e squisitamente morbido nelle sue ondulazioni al limite del lisergico. Mi riferisco alla dondolante "Round & Round" ed al "requiem per i Rockets", come recita il sottotitolo di "Running Dry".
Di certo non siamo ancora alla piena espressività di Neil Young, a quei livelli maestosi di creatività e arte sonora che verranno in futuro. "Everybody Knows This Is Nowhere" vale però come primo indizio di un livello creativo superiore alla media, di un talento decisamente fuori dai canoni dell'epoca, di un poeta che solo casualmente ha trovato nella musica l'habitat più idoneo per sfogare la propria classe.
Con l'inizio degli anni '70 arriveranno infatti il capolavoro assoluto e altri due album imprescindibili per qualunque amante del rock e del folk. Ma a questo ci arriveremo per gradi...
Voto:7,5

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