2015-09-06

You Can't Stop Me

recensione di you can't stop me dei suicide silence

Suicide Silence - (2014)


Tutto ha un inizio e tutto ha una fine.
L'inizio del così detto deathcore moderno, ad esempio, coincide con i primi passi artistici di una band tosta e selvatica, pronta a rivedere molti degli schemi tipici del metal estremo prendendo spunto da quanto di meglio il mercato riesca ad offrire. Sì, stiamo parlando degli albori creativi dei Suicide Silence, qualcosa di lontano e remoto se paragonato al presente della band statunitense. Si tratta anche, però, dell'indispensabile background dal quale partire per commentare "You Can't Stop Me", quarto lavoro in studio dei Nostri e, per vari motivi, un punto di svolta nella storia della band.
Innanzi tutto per la repentina scelta di continuare a pubblicare album nonostante la morte della storica voce del gruppo, quel Mitch Lucker che tante soddisfazioni aveva dato ai fans della band americana e che nel 2012 ha avuto la sfortuna di incocciare nella sua ultima avventura motociclistica.
Al suo posto è arrivato Hernan Hermida dagli All Shall Perish: scelta quanto mai azzeccata!
Il nuovo cantante sa graduare le urla gutturali al growl profondo, schegge di pura follia interpretativa a momenti di più lucido e pesante vagabondaggio estremo, portando le musiche dei Suicide Silence ad un inatteso salto di qualità. Il resto della band di certo non sta a guardare, proponendo quasi sempre strutture monolitiche e pesantissime come ideali pareti contro cui la voce del nuovo singer possa schiantarsi e fare danni senza colpo ferire.
Da questo punto di vista, di certo meritano un ascolto attento "Control"- con George Fisher dei Cannibal Corpse a dare un ulteriore tocco di malignità al brano!- e la title track, con "Cease to Exist" e "Monster Within" a rincorrere a breve distanza.
I Suicide Silence non si perdono di certo in sotterfugi: il loro approccio ruvido e smanioso di un confronto puramente fisico, devastante come può esserlo solo un impatto dalla forza irresistibile, è senza ombra di dubbio il principale merito estetico delle musiche. Ma il fatto di saper dosare con eleganza influenze djent e motivi nu-metal di certo non guasta; così come un songwriting magari non del tutto innovativo o particolarmente fantasioso, ma di certo dinamitardo e tremendamente urticante.

Insomma, per farla breve: tanta sostanza, assoli ridotti a comparse, una ruvidità a dir poco maniacale e un Hernan Hermida come ciliegina sulla torta: visti i trascorsi del gruppo statunitense, aspettarsi qualcosa di più rispetto a "You Can't Stop Me" sarebbe decisamente ingeneroso.
Ora però bisogna inserire una marcia in più e ricominciare a costruire senza adagiarsi sui traguardi raggiunti. I Suicide Silence sono attesi alla prova della definitiva maturità: se ce la fanno a sopravvivere anche questa volta... tanto si cappello!
Voto:7

Nessun commento:

Posta un commento