2024-12-07

Universi paralleli

 


Paolo Macagnino – (2014)


Allora, un lavoro come “Universi paralleli” andrebbe esaminato sotto molti punti di vista, tutti in qualche modo separati tra loro ma utili per provare a comprendere l’album nella sua completezza.

Ad esempio si potrebbe partire dall’estetica di brani come la title track, in cui non si capisce bene con che logica sono stati mescolati violini e chitarre elettriche, cantati che ricordano un po’ i Modà e un po’ Francesco Renga e una struttura generale più in linea con stilemi un tantino anzianotti di costruzioni musicali che robe relativamente attuali. Forse un esperimento… potrebbe essere.

Però a seguire c’è una “Sempre” che ha una mano un po’ più leggera negli accompagnamenti ma lascia un attimo perplessi per le scale scolastiche usate nelle strofe e per le variazioni facilmente intuibili degli incisi. Insomma, il primo piano argomentativo, al momento di criticare “Universi paralleli” è dato dalle canzoni.

Va bene, qua siamo sul banale, no? Però ci sono altri piani valutativi: l’album nella sua totalità ad esempio. Intendo una track list un tantinello striminzita e una consequenzialità logica dei brani non proprio coerente.

E poi c’è un ulteriore piano di valutazione: l’estetica. Troppo rumorosa in molte parti, penalizzata da una produzione che vorrebbe mettere in risalto l’anima aggressiva del sound ma finisce per seppellire la strumentazione rendendo indistinguibili le sue parti, è forse proprio l’estetica la componente che mette più in crisi l’ascolto, facendo nascere parecchie perplessità a chi ne affrontasse le frondosità per la prima volta.

Giusto per chiarirci, che il disco è prodotto da Ornella Vanoni, un mito assoluto ma anche per quel che ne so una persona tendenzialmente permalosa, si sta parlando di gusti- anzi di gusto, uno unico: il mio- mica di verità assolute.

Torniamo a noi…

Recuperiamo le canzoni: “Madama Butterfly”, “La voce delle stelle”… chi abbia anche solo poca memoria storica sotto il profilo musicale difficilmente potrà non essere d’accordo se dico che la componente derivativa pesa come un macigno sulla resa effettiva dei brani. E “Ti dono la vita”, per quanto il miglior pezzo del lotto, esattamente cosa c’entra con il resto della track list?

Ok, siamo tornati al primo piano di lettura, le canzoni. Perchè poi di questo sono fatti gli album, no? Certo, bisogna sempre tenere presente che c’è una struttura e c’è una sovrastruttura. Ma se la struttura non tiene il peso, hai voglia pensare al resto ma il rischio che venga giù tutto è piuttosto alto. Perdonate la metafora. Che tra l’altro forse non è venuta fuori proprio benissimo.

In ogni caso, alla fine della fiera, questo debutto discografico di Paolo Macagnino ha un qualche valore oppure no? La storia tenderebbe verso il no visto che dubito qualcuno si ricordi di questo full length. La mia anima critica invece non riesce ad essere così tranchant. Nel senso che tra le righe di un lavoro effettivamente non eccezionale come “Universi paralleli” si può scorgere un certo potenziale. Che però ha bisogno di poter esprimere idee e sbagliare prima di trovare una sua maturità. Sempre che questo mai avvenga. Comunque, ecco se “Universi paralleli” è l’inizio di un percorso, tutto sommato la sua funzione la fa. Se invece vuole essere già un risultato, beh, effettivamente c’è poco da stare allegri.

Voto:4,5

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