In questo periodo sto cercando di capire meglio l’evoluzione del rap e delle sue derivazioni. Ho preso a questo fine una manciata di album un po’ a caso e me li sono ascoltati. Vi dico subito che non ho rivelazioni particolari da fare e che in fondo questo percorso non è che mi abbia molto chiarito le idee, anzi in più di una circostanza me le ritrovo più confuse di prima. Comunque...
Partiamo da “Aus Dem Schatten Ins Licht” (2015;Voto:ng) di Kontra K.
Stiamo parlando di un’icona del rap tedesco, costantemente in classifica da almeno una decina di anni a questa parte. Cosa propone di particolare la realtà hip hop teutonica? Boh, a me sembra nulla. Al netto del fatto che l’idioma tedesco non mi è molto familiare, quindi sui testi non oso esprimermi, musicalmente parlando le basi sono molto simili a quelle usate negli States, con solo un tocco classicheggiante a far capolino spesso e volentieri ad ammorbidire le atmosfere.
Si tratta di una tradizione piuttosto antica in terra teutonica, risalente per lo meno ai tempi dei Down Low, tanto per fare un nome piuttosto conosciuto agli amanti del genere a metà anni ‘90.
In ogni caso, così a occhio, niente per cui stracciarsi le vesta.
Diverso il discorso per “Two for One” (2015;Voto:6,5) di Easy Mo Bee e Emskee.
Qua lo stile si sente bello corposo sia nelle basi che nelle rime. Certo, è uno stile che trova i suoi riferimenti nella vecchia scuola hip hop, rilassata nei modi e feroce nelle liriche. Non a caso Easy Mo Bee arriva dalla scuola di Sean John Combs, più noto come Puff Daddy, e da quella Bad Boys Records tristemente famosa per la faida tra le coste di fine secondo millennio che portò alla morte di 2Pac e Notorious BIG. Emskee invece appartiene al mondo delle radio: anche lui accompagnato da un curriculum di tutto rispetto per quanto un po’ meno nobiliare rispetto al suo compagno di avventure.
In ogni caso siamo su standard piuttosto antichi, belli e stilosi quanto si vuole ma un attimino vetusti per essere utili allo scopo della mia ricerca.
Torniamo allora nel vecchio continente e cerchiamo di capire se dal Portogallo arriva qualcosa che possa smuovere certe rigidità ataviche del rap.
Nerve, autore di “Trabalho & Conhaque” (2015;Voto:ng) e tutta una spataffiata di sottotitolo a seguire, non so se sia il miglior punto di riferimento per intercettare l’universo hip hop lusitano, ma se così fosse non siamo poi così lontani dal resto della combriccola europea. Se non fosse che il portoghese come idioma scelto per fare rap assomiglia molto ad una specie di lingua balcanica snocciolata da un balbuziente, il ché diverte un orecchio maleducato al vernacolo utilizzato da Nerve ma niente più.
Anche stavolta un buco nell’acqua. Torniamo negli States ma cambiando totalmente ambiente rispetto all’aristocrazia newyorkese: andiamo a conoscere i georgiani Migos.
Trio dall’estetica sonora piuttosto oscura, decisamente più cupa rispetto a tutti gli omologhi esposti sopra, in qualche modo anche più minimale nell’esposizione musicale. In ogni caso “Yung Rich Nation” (2015;Voto:5,5) ricalca in maniera abbastanza pedissequa un modello tendenzialmente di moda negli stati centrali degli USA, ossia testi crudi e concettualmente poco fantasiosi, tanta necessità di porsi in primo piano e un costrutto generale che dal mondo gangsta prende il giusto per proporre qualcosa che sembri un attimino più cattivo di quello che è.
Più o meno una specie di omologo del rap di periferia che va per la maggiore qui da noi, solo un po’ più credibile.
Ultima chance e poi chiudiamo baracca: “SP Micro Drive-By” (2015; Voto:4,5) di Sans Pression.
Non ci siamo allontanati più di tanto: abbiamo solo attraversato il confine tra USA e Canada. E’ quanto basta però per cambiare idioma e passare ad un francese spurio e shakerato con inglesismi vari ed eventuali. Detto ciò, grosso modo siamo al cospetto del perfetto alter ego francofono di Kontra K.
Sì, va bene, non è la stessa cosa, però non è che caschiamo poi tanto lontani. Almeno per quanto riguarda la componente più strettamente legata la rap. Perché in realtà dentro questo sesto lavoro sulla lunga distanza prodotto da Kamenga Mbikay c’è spazio per un po’ di rilassamento funkeggiante (“Dans le Temps”), per trovate mutuate dall’EDM europea (“Still Alive”) e per un imbarazzante campionamento di “Bla Bla Bla” di Gigi D’Agostino (“NRJ”). Insomma, un altro mappazzone con dentro tutto un po’ a casaccio che magari così qualcosa che tira salta anche fuori.
Questo percorso nel rap del mondo sta diventando oltremodo complicato e un po’ deludente. Ovviamente insisterò nella ricerca ma fino a qua davvero poca roba che potrebbe ambire all'etichetta "interessante".
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