Aes Dana (feat. Miktek) – (2015)
Questo album nasce da un’esigenza. Lo dice lo stesso Aes Dana, all’anagrafe Vincent Villuis, presentando il progetto creato a quattro mani grazie al supporto di Miketk, ossia il produttore greco Mihalis Aikaterinis.
In cosa consiste questa esigenza? Nella fuga!
“Far & Off” è- o almeno dovrebbe essere ma, come vedremo, effettivamente è- la naturale conseguenza di questa fuga.
Cerchiamo di capire meglio il contesto, operazione fondamentale per comprendere appieno il lavoro del produttore francese. Dice Villuis: la vita moderna ci satura di informazioni, stimoli di ogni tipo e frantuma il tempo, come se vivessimo in tante piccole sequenze. Alcuni di noi si accontentano di sopravvivere, alcuni riescono a regolare il flusso di stimoli o restringerne l’impatto, altri crollano o fanno finta che tutto questo non sia vero. Perdonate eventuali errori, ho tradotto a braccio.
In ogni caso è da questo background che nasce “Far & Off”, dall’esigenza di immobilizzare per un attimo questo stato di cose e riprendere possesso del proprio tempo. Non so voi, ma io, personalmente, vivo questa esigenza a fasi alterne in maniera relativamente frequente. Qualche volta riesco a trovare quell’isolamento necessario per rimettere in ordine le cose, i pensieri, le volontà; qualche altra invece mi ritrovo costretto a sottostare alla forza degli eventi e sublimare le mie necessità in brevi, ristretti scampoli di solitudine. Che poi è questa la vera soluzione all’enigma posto da Aes Dana: cercare nella solitudine quegli equilibri che la vita tenta in ogni modo di sconvolgere.Attenzione però: la solitudine qua viene intesa come semplice stare con sé stessi. Non c’è nessuna crisi mistica, né elevazioni filosofiche o spirituali di sorta: solo stare soli per il piacere di farlo. Sempre- più o meno- parole di Vincent Villuis.
Quindi, “Far & Off” come esplicita questo background? Con enorme delicatezza, un gusto eccezionale per i silenzi e una trama che, piuttosto di ricomporre il quadro esistenziale, tenta di mettere in gioco gli elementi utili per farlo lasciando poi all’ascoltatore la libertà di decidere se e come portare a termine il compito.
Da qui nasce il trasporto della title track, posta ad inizio album a mo’ di varco attraverso il quale accedere a quello stato di solitudine di cui sopra e provare a dare sfogo all’urgenza di separarsi dal mondo. E alla seguente “Diffraction Protocol” l’ingrato compito di far percepire che il tragitto scelto non sarà scevro da conseguenze, non sarà semplice e soprattutto si porterà dietro tutta una serie di bisbigli e voci interne pronte a mettere in discussione la scelta fatta.
Poi solo tanto isolamento. Affascinante come può essere riuscire a godere del proprio tempo, coscienti che si tratta dell’unico articolo senza prezzo nella boutique della vita. Per altre otto tracce Aes Dana lascia che sia il pensiero a scorrere e l’emozione a dominare la scena, lasciando completamente da parte per il breve volgere di tempo di un album ogni elemento di disturbo.
Insomma, viste le premesse e l’obiettivo del musicista francese si potrebbe dire tranquillamente che il traguardo è stato raggiunto con i modi ed i tempi giusti. Ma forse questo sarebbe scorretto, perché i modi e i tempi appartengono a chi ascolta e non a chi suona. Questo Vincent Villuis lo sa benissimo e ne rispetta l’essenzialità concettuale, facendo di un disco un’esperienza, trasformando il suono nell’occasione per fuggire dentro noi stessi. Notevole! Davvero notevole!
Voto:7,5
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