2025-04-02

Darkness Evermore

 


Nightfell – (2015)


Oggi sono stanco. E quando sono stanco tendo ad una certa acidità critica. Purtroppo per i Nightfell.

Che un po’ se lo meritano e vedremo perché, ma un po’ sono anche sfigati che ho voglia di scrivere ma non l’energia per farlo. Almeno per ora. Che magari poi, parola dopo parola forse ci si ripiglia un attimo. In ogni caso...

Nightfell significa Tim Call degli Aldebaran e Todd Burdette dei Tragedy, praticamente un mini super gruppo. Detto altrimenti: le premesse non sono delle migliori.

Partiamo dall’estetica, piuttosto predominante in quanto ad impatto sin dall’iniziale “At Last”: troppo riverbero, troppo rumore, troppo fracasso. Va bene che il genere di riferimento richiede una certa muscolarità a livello di corposità del suono, essendo i tempi piuttosto rilassati- almeno apparentemente- però se il risultato è un enorme buco nero sonoro in cui tutto precipita e tutto si disgrega, allora forse si è esagerato un attimino. O magari era proprio quello che la coppia statunitense voleva? Perché il dubbio viene!

Intendo che non si tratti di una svista o di un fraintendimento nella scelta estetica quanto piuttosto di una precisa direzione stilistica. In ogni caso, anche se così fosse, il risultato finale non è che sia particolarmente appagante.

Veniamo alla scrittura: verrebbe da definirla basica. Nel senso che siamo al cospetto di composizioni che ricalcano in maniera abbastanza pedissequa quanto fatto dai due musicisti con i loro progetti primigeni, in particolare per quanto riguarda Todd Burdette. Non che sia un difetto a priori, solo toglie nutrimento al gusto per l’ascolto con quel sentore di prevedibile che tutto può essere tranne che un viatico per la riconoscibilità.

Ed eccoci alle canzoni: eh, dai, qualche sbadiglio penso sia la reazione più naturale ad un costrutto che fa molta fatica a fuoriuscire dal guscio della continuità tematica, quasi che i due musicisti preferiscano rimanere su terreni che hanno già calpestato a più riprese piuttosto che spingersi fuori dal sentiero segnato. Un po’ più di coraggio di certo non avrebbe fatto male ad un album che tutto può essere tranne che intrepido nelle sue scelte. Sotto ogni profilo lo si voglia valutare.

Quindi “Darkness Evermore” è tutto da buttare? No, di cose carucce ce ne sono. Ad esempio “Collapse”, brano dotato di un prepotente incipit e di dinamiche che sanno come intersecare il croccante dell’ambiguo con la dispersione dei toni minori e del passo lungo.

Purtroppo più di questo nel secondo album di inediti della coppia americana c’è gran poco. Detto altrimenti: un compitino fatto giusto per arrivare alla sufficienza e nulla più. Troppo poco per pensare di riuscire a distinguere i Nightfell dal resto del circondario!

Voto:5

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