2025-04-13

Lucid

 


Nevtral – (2016)


Spulciando la mole immensa di album presenti nella mia biblioteca musicale, in particolare quelli speditemi da persone varie ed eventuali- cosa piuttosto comune una decina di anni fa, nel momento di maggior splendore di questo blog e mio piccolo vanto- ho trovato un disco curioso, uno di quei dischi che quando lo prendi e lo guardi viene spontaneo pensare: e questo chi è?

Ecco, partiamo da questo particolare: chi è Nevtral? Cioè, sì all’anagrafe risponde al nome di Paul Acton. Ma che storia ha? Da dove arriva? Qual è il percorso che lo ha portato a pubblicare il suo primo album di inediti?

Boh! Nessuna informazione. E allora dedichiamoci al full length così, a crudo, e vediamo cosa ne viene fuori.

“Lucid” parte decisamente garage, forse un po’ seattleiano in qualche venatura, ma con un’impronta indie rock piuttosto riconoscibile: l’opener su questo non mente. Le cose diventano un tantinello più complesse- e difficili!- con la title track. Il sound si fa più metalloso, oscuro, claustrofobico: altro che garage, qua siamo al massimo in un ripostiglio!

Poi scatta l’anima più ludica del cantautore californiano e “Mysterious”, amplificando la coerenza con il suo titolo, rimette tutto in discussione ancora una volta.

Facciamo a capirci: abbiamo ascoltato tre canzoni e ci siamo ritrovati a percorrere tre tragitti che non solo non si toccano ma nemmeno si degnano di guardarsi l’un l’altro. Eppure tutto questo sembra quasi avere una sua organicità. Decisamente strano!

Arriva quindi il momento di “Revolution”: altro piccolo giro di vite nei confronti di quanto già ascoltato ma almeno stavolta torniamo grosso modo a contatto con un rock graffiante, ruvido, reso vagamente psicotropo solo dall’uso variegato dei vocals.

Via, altra canzone, altro scenario: qua sì inizia diventare piuttosto evidente il contatto lisergico tra musiche ed ascolto. Molto beattlesiana nelle dinamiche, più irriverente nel comportamento, “Blue Sunday” modifica ulteriormente il registro del full length portando ulteriori quesiti a galla. Ad esempio perché una cover dei Doors in un album che fa dell’anima alternative rock il suo punto di riferimento principale?

A questo punto è decisamente opportuna una pausa. Esattamente cosa sta facendo Nevtral nel suo primo lavoro sulla lunga distanza? Buttando dentro tutto quello che gli viene in mente senza badare troppo alla consecutio tematica o mescolando le carte con una certa tendenza visionaria, quasi provocatoria? Avercela la risposta…

Io propenderei più per la prima ipotesi ma magari si tratta di un mio limite e non della volontà del cantautore losangelino. Ok, andiamo a vedere cosa propone la seconda metà della track list. Con non poca paura, mi si permetterà.

Ci sono il fascino obliquo di “Castle in the Air”, la solidità un po’ dimessa di “To the Streets” e le dinamiche licenziose e spiritate di “Roundabout”, la bruciante “Satirize the Suicide”, le oscure tendenze gotiche ma ombreggiate di Pink Floyd al rallentatore di “Exiled” e il ritorno alla psichedelia spicciola della conclusiva “Rain Trance”. Fine.

Ora, con tutti i titoli possibili ed immaginabili, perché Paul Acton ha scelto proprio “Lucid” per racchiudere un qualcosa che tutto è tranne che “Lucid”? Domande e ancora domande? Sì, il primo album a targa Nevtral fa questo effetto, scatena domande.

Che senso ha? Tanto per farne una generica e mai così opportuna. Oppure: dove vuole arrivare? Forse le risposte a queste domande arriveranno con le pubblicazioni successive del cantautore californiano. Intanto, questo debutto lascia piuttosto sbigottiti e frastornati. Non so se era l’effetto voluto e neanche se sia una cosa positiva o meno. Quello che so è che “Lucid” ha bisogno risistemarsi, riordinare le idee e trovare uno scopo per la sua esistenza. E Nevtral sembra avere molto bisogno di capire cosa vuol fare da grande. E io ho decisamente bisogno di capire se tutto questo mi è piaciuto o no…

Voto:6

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