2025-04-16

The Impossible Kid

 


Aesop Rock – (2016)


Il rap è un mondo meraviglioso. Dentro ci si può trovare di tutto!

Perchè nasce come improvvisazione estemporanea non come architettura costruita a tavolino. Certo, adesso è così, è un artefatto ragionato e progettato per essere funzionale alle idee del suo creatore, ma è un modo di intendere il rap che è arrivato con il tempo, con le case discografiche e con i soldi.

Prima, no, non era così. Bastava uno stereo. Macché stereo: bastava che uno picchiettasse un ritmo con qualsiasi cosa e le rime nascevano quasi spontaneamente. Mica tutte dritte e precise, ma di certo vive e veraci.

Ecco, uno che sembra aver ricordo di questi primordi è Aesop Rock, all’anagrafe Ian Matthias Bavitz.

Come faccio a saperlo? Semplice: mi è bastato ascoltare una volta “The Impossible Kid”, settimo lavoro sulla lunga distanza del rapper newyorkese.

In fondo il gioco è abbastanza semplice: parte “Mystery Fish” con la sua prepotenza elettronica technofilica, partono le rime declamate con un certo metodo, mantenendo le metriche intatte e vetrificate, partono i campionamenti e poi gli scratch. Ecco, tutto qua.

Quando tutto questo si palesa all’ascolto in una successione perfettamente rispettosa dei tempi e dei modi della tradizione è praticamente impossibile non pensare: va che è strano che serva riscoprire il buon vecchio rap di una volta per capire che gli sbarbatelli che rappano in giro per il mondo pensando di averlo più lungo di chiunque altro tutto sommato sono dei cialtroni senza cultura. Ci vuole un ragazzotto (relativamente) attempato e memore della storia del rap per ricondurre tutto ai suoi giusti paradigmi.

Perché Aesop Rock non è un giovinotto di belle speranze quanto piuttosto un uomo fatto e finito, artista a tutto tondo che usa il rap per esprimere le sue idee e le sue emozioni, mica uno scappato di casa che pensa che il rap sia un modo per far fuoriuscire le proprie frustrazioni usando il pubblico come un branco di allocchi pronti a bersi qualsiasi storia di strada, vera o fasulla che sia.

Tutto in “The Impossible Kid” porta a riflettere su cosa sia il rap oggigiorno: le basi, le rime, le metriche, il flow… Dentro i brani di questo settimo album di inediti del rapper statunitense ci sono idee, metodo, stile, voglia di azzardare con basi alternative al mood generale, furia espressiva come raramente si è sentita nel nuovo millennio.

Poi, certo, come tradizione vuole, in “The Impossible Kid” c’è spazio per l’autocelebrazione, per l’amico defunto, per la strada come opzione e non solo come residenza, per tutto quello che fa della musica parlata il motivo stesso per cui la componente melodica è ridotta all’osso. Il che fa del disco null’altro che un archetipo piuttosto antico e forse fuori tempo massimo di intendere il rap.

D’altra parte basterebbe anche solo un unico brano tra “Dorks”, “Get Out of the car” oppure “Blood Sandwich” per rendere un qualsiasi album attuale una spanna sopra qualsiasi cosa riesca ad essere di per sé. Ecco, magari andare a bazzicare dalle parti di 50 Cent quando analizza le abitudini feline forse è fuori luogo anche per un fenomeno del rap come Aesop Rock, però che ci volete fare, la licenza poetica porta anche a strafare a volte.

Al netto di questo, sfido chiunque a trovare nell’annata in corso un lavoro più entusiasmante e concreto, magari un po’ polveroso di reminiscenze old school ma anche decisamente appagante all’udito come “The Impossible Kid”. O quanto meno… boh, provateci… Poi fatemi sapere…

Voto:7

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