2025-04-06

The Wiccan

 


Lucifer’s Child – (2015)


Facciamo finta di non sapere alcunché di Rotting Christ e Nightfall. Prendiamo “The Wiccan” e mettiamolo su così com’è, senza preconcetti o aspettative di sorta. Cosa sentiamo? Cosa arriva ai sensi?

Mah, all’inizio un black metal standardizzato su canoni un attimino vetusti, fatto di un impatto creepy quanto basta per apparire divertente agli occhi di chi non abbia esperienza in ambiti luciferini ma tutto sommato innocuo se contestualizzato dal punto di vista anagrafico.

Poi? Altro black metal dal gusto un po’ insipido e un po’ scontato, per quanto l’inserimento delle tastiere in “A True Mayhem” e l’incedere maestoso con cui si presenta “Spirits of Amenda” prima di deflagrare in un impatto siderurgico scatenato e gotico, relativamente vicino a certi Cradle of Filth in quanto a dinamiche ma più freddo e distaccato in chiave estetica, riescano in qualche modo a far rialzare i toni un po’ dimessi con cui il full length aveva preso il via.

Dopo di ché tanto sano mestiere, qualche spunto discreto (“He, Who Punishes and Slays”, “Doom”) ma niente che faccia correre le emozioni su binari diversi dal prevedibile.

Poi, certo, a spulciare i dettagli non è difficile trovare una certa raffinatezza nel concepimento dei temi, ossia notare la cura con la quale è stato confezionato il suono, ma sono particolari che potremmo dare per scontati una volta sbirciato i nomi che stanno dietro al progetto Lucifer’s Child.

Come? Avevo scritto che facevamo finta di non sapere niente del background della coppia promotrice questo side project? Sì, vero. Però è davvero difficile ignorare la storia; in qualche modo è la materia di cui è fatto il presente.

E allora “The Wiccan” prende definitivamente la forma di cui è fatto, cioè un lavoro sufficiente, probabilmente per George Emmanuel e Stathis Ridis più un divertimento utile a svagare la mente dagli impegni con le rispettive band che un vero e proprio tentativo di aumentare la dose stilistica della propria musicalità, ossia sperimentare per capire se ci sono margini di crescita per il sound delle rispettive realtà di provenienza.

Dopo di che, chiaramente il manico buono si sente e certe suggestioni prettamente malefiche riescono a dare al disco un non so che di croccantino, quasi una sensazione di inaspettato ma ancora non del tutto pronto per essere apprezzato. Lungo il full length questi cenni di futuribilità fanno capolino in più di qualche circostanza e sono forse l’unico motivo per cui “The Wiccan” meriti un posto in una discografia selezionata, quasi ad indicare il primo passo di qualcosa che ha il potenziale per diventare interessante. Intanto, però, per ora c’è solo il potenziale. Il resto deve ancora essere scritto.

Voto:6

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