2025-04-09

Wrong Crowd

 


Tom Odell – (2016)


Il sogno di essere qualcosa di diverso da sé stessi. A chi non è mai capitato?

Di solito succede quando si è bambini e s’impersonifica l’idolo di turno. Ma può capitare anche da grandi, quando si ha ormai la certezza che si tratti di fantasie e nulla più. Si pensi per esempio a quando si gioca ai videogames, la perfetta fuga dalla realtà per un momento di puro affrancamento dalla vita.

Tom Odell, ve lo ricordate? Ai tempi di “Long Way Down” avevo scritto che il più grande limite del cantautore britannico era voler essere chi non era. Nel caso particolare Jeff Buckley. Un paio d’anni dopo sarà cambiato qualcosa? Il giovane musicista inglese sarà un po’ maturato?

La risposta in realtà non la so. Perchè dipende dalla prospettiva con cui si affronta il problema. Prendiamo l’accoppiata di brani che apre il full length: la title track e “Magnetised”. Sembra evidente che dal punto di vista espressivo e compositivo, se non nelle strutture quanto meno nella densità del suono, la qualità sia stata incrementata. E non di poco.

Certo, sotto traccia si può sentire un certo amore per soluzioni alla Adele o qualcosa di simile, ma qua siamo al livello di semplici percezioni, magari un po’ birbantelle nel mettere la pulce nell’orecchio ma niente più. E mettiamoci anche la discreta “Concrete” in questo lotto di brani “evoluti”.

Già con la successiva “Constellations” ecco spuntare sentori piuttosto forti di Elton John. Una specie di tributo? Può essere. Però se poi tornano i falsetti stirati del compianto Jeff Buckley nei cantati di “Sparrow”, brano musicalmente piuttosto vicino peraltro allo stile di Passenger, e quindi si va a bazzicare alle parti di Jamie Cullum con la seguente “Still getting Used to Being on My Own” ecco che torna prepotente quella sensazione che Tom Odell non abbia ancora capito bene chi voglia essere da grande. Una pecca non da poco per un cantautore moderno!

Non perché si tratti di un difetto di base particolarmente incisivo dal punto di vista scenografico. In fondo, tolta qualche incoerenza dal punto di vista stilistico tra brano e brano, “Wrong Crowd” è il classico album da salotto che come sottofondo funziona benino. Il problema vero è: tra qualche anno, riascoltando il disco alla cieca, davvero ci sarà qualcuno capace di riconoscere Tom Odell? E’ forse per questo che il giovane cantautore inglese ha voluto stampare il bel faccino in copertina? Chi lo sa…

E dire che tutto sommato la scrittura non sembra così malaccio, con punte di ispirazione abbastanza violente- “Daddy”, anche se con il resto della track list ci azzecca poco o niente- e una certa tendenza al laconico che calza abbastanza bene ai brani, forse un po’ meno ad un giovinetto che dovrebbe esprimere energia invece che arrovellarsi sui perché della vita. Solo un’opinione, ovviamente.

Diciamo che, come spesso capita quando la musica diventa un prodotto, “Wrong Crowd” funziona molto bene se potato della sua componente più ruffiana e appariscente. Detto altrimenti: la qualità si trova nei dettagli e in quei brevi momenti di vera intimità (“Somehow”, “Mystery”) che sembrano quasi essere capitati all’interno del disco per sbaglio, per una svista mai tanto opportuna.

Alla fin fine forse Tom Odell ha smesso di voler essere quello che non è e sta effettivamente cercando di capire quale sia il suo posto nel mondo. Una ricerca tutto tranne che semplice o banale. Per ora, comunque, ancora sempre una ricerca. Per capire dove possa portare ho come idea serviranno ancora un po’ di canzoni e pazienza. Staremo a vedere…

Voto:6

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