The Warning – Keep Me Fed (2024)
Prima di “Error” le tre sorelle messicane erano famose. Dopo “Error” sono diventate delle star!
E via con un tour mondiale, interviste ovunque, ospitate e chi più ne ha più ne metta. Chiaro che il tempo per stare in studio a pensare e scrivere canzoni diventa un po’ pochetto. Però l’etichetta preme, i fans chiamano e, probabilmente, chi vuole monetizzare l’evidente sforzo organizzativo non vede l’ora di piazzare sul mercato un prodotto nuovo di pacca e mettersi a contare i soldini che ne deriveranno.
In quest’ottica, soprattutto se letto in maniera sarcastica e con un po’ di malizia, il titolo del quarto album di inediti della band messicana è piuttosto emblematico. Però la storia insegna che questo gioco non funziona. Non ha mai funzionato! Qualità e quantità sono acerrimi nemici che non troveranno mai il modo di andare di pari passo.
Sono queste, secondo la mia personalissima lettura, le premesse che portano alla pubblicazione di “Keep Me Fed”, un album raffazzonato, che punta molto sull’apparenza, sull’immagine, mancando peraltro spesso il colpo, e decisamente meno sullo slancio creativo e sulla voglia di sfondare, sin dagli inizi marchi di fabbrica in casa Villarreal Velez.
Per quanto io rimanga convinto che il futuro del rock duro sia nelle mani del trio messicano, farsi andare bene un’opener come “Six Feet Deep” oppure un traino come “S!ck”, brani pompati a dismisura, arroganti nei modi e quasi volgari nella resa estetica non è proprio semplice.Rispetto ai lavori precedenti, d’un tratto le linee melodiche diventano banali, il coinvolgimento solo superficiale, la soddisfazione appena approssimativa. Non va meglio con il resto della track list, eccezion fatta forse per le sole “Què Mas Quieres”, “More” e, con qualche riserva, “Hell You Call a Dream”, non a caso tutti brani poi nel tempo estrapolati dal full length come singoli, a dimostrazione dell’oculata visione strategica della macchina commerciale che si muove attorno alle sorelle Villarreal Velez.
Detto tra noi, anche i momenti migliori del disco sembrano in realtà poco più che succedanei di quanto già ascoltato o comunque niente che faccia saltare su dalla sedia come successo in passato.
Il resto della track list è formato per lo più da riempitivi, dando l’impressione che “Keep Me Fed” sia stato costruito in fretta e furia, buttando su carta qualche idea ma senza poi affinarla, ossia che si tratti di una serie di “scarti” degli album precedenti rimessi in pista alla bene e meglio per riempire le lacune di un campionario non sufficiente.
Va detto che da ogni singolo momento del disco traspare la volontà di lavorare sulla qualità del suono, sulle textures, sugli equilibri tra le componenti, dando maggior risalto alla profondità del basso di Ale e caricando in densità e potenza la strumentazione. La scelta, però, non sembra delle più azzeccate, portando il sound a sembrare appiccicoso e artificiale, troppo plastificato per riuscire a scalfire il ricordo di genuinità dei primi lavori in studio targati The Warning.Un primo passo falso cavalcando l’onda del successo? Sì, “Keep Me Fed” probabilmente è proprio questo, una specie di trappola in cui le tre sorelle si sono trovate un po’ perché sopravalutate da pubblico e critica e un po’ perché spinte dalla necessità di essere sempre al massimo, ovunque e costantemente al top.
Ora c’è bisogno di fermare tutto, prendersi del tempo per capire quale sia la direzione giusta da intraprendere e quali le velleità per il futuro prossimo. Senza uno stop riflessivo ho un po’ paura che la parabola discendente non accennerà a fermarsi.
Voto:5,5
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