Nemophila – (2021)
Piccole Babymetal crescono!
Probabilmente le tre bimbette giapponesi non sono state le prime e neanche le più rivoluzionarie in ambito metal targato sol levante, ma di certo sono loro ad aver lasciato più cuori in fiamme dopo il loro passaggio, ossia ad aver fatto più danni all’ortodossia siderurgica, dipende dai punti di vista.
Io, ve lo dico già da subito, ne sono rimasto folgorato! Soprattutto agli inizi. Comunque, dopo il fenomeno Babymetal molte band si sono accodate, chi in maniera più aderente chi meno, a quel modello, per lo più ben piazzate in scia per quanto le traiettorie non siano esattamente uguali. Mi riferisco, tra gli altri, a Band-Maid, Lovebites e Mary’s Blood, band dalla quale proviene l’anima delle Nemophila, Saki. Quindi l’ambito sarà del metal declinato in chiave tendenzialmente death infarcito di elementi giapponesi, più o meno pop, folk o elettronici. E’ questo che pensate, giusto?
Ecco, per rispondere a questa domanda proviamo a capire cosa propongono le cinque nipponiche al loro debutto sulla lunga distanza prendendo come campione la prima canzone del lotto nonché title track.
Entrata tra il misterioso e l’inquietante: e fino a qua diciamo che siamo perfettamente negli standard. Colpi alla cieca a preparare l’entrata in pompa magna della parte più aggressiva e si va di riff dritto per dritto, una componente ritmica scatenata e urla di diretta derivazione metalcore. Poi, boom: esplode l’inciso ed ecco che tutta l’anima pop si mostra nella sua apparenza scintillante e ingenua. Quindi ponte con assolo di sei corde, breakdown e ricarica immediata per arrivare alla botta finale con doppie stile corporate punk che sprizzano adolescenzialità da tutti i pori.Ci siamo? Abbiamo capito il modello, no? Quindi? Copia carbone dello stile Babymetal o evoluzione degli standard di riferimento? No, facciamola più facile: semplice estetica che cavalca l’onda più grossa nel mare magnum del metal orientale o qualche contenuto degno di attenzione?
A tutte le domande poste l’unica risposta che mi viene in mente è: entrambe le cose!
“Revive” è una specie di scatolone in cui c’è dentro la canzone tutta adrenalina ottima per scatenare le folle ai concerti (“Dissension”) ma anche la ballata alternative rock più incline alla ruffianata radiofonica (“Game Over”), tentativi ipnotici in chiave death a corde ribassate (“Hozuki”) e incisi epici a sovrastare strutture che vorrebbero essere aggressive ma si perdono in una produzione un po’ troppo felpata e un approccio non ancora del tutto convinto della direzione da intraprendere (“Raitei”).
Risultato finale: un album che barcolla un po’ nella sua struttura per l’evidente disorganicità della sequenza tematica, decisamente saporito sotto il profilo della pura scarica energetica, forse un po’ povero di carattere ma potenzialmente devastante in prospettiva. Detto altrimenti: tutto e niente!Ecco, il principale problema di “Revive” è che può essere qualsiasi cosa e il suo contrario e non cambiare di una virgola la sua natura o la sua efficacia. Certo, questo è un sintomo piuttosto palese di mancanza di personalità ma anche in questo si sente un work in progress abbastanza deciso man mano che le canzoni si susseguono.
Va bene, tagliamo corto che ho fame: le Nemophila al debutto sulla lunga distanza sono una band in cerca d’autore, cinque ragazze piuttosto dotate e abili strumenti alla mano ma ancora indecise sotto il profilo stilistico. Il talento sembra esserci, le idee non ancora. Aspettiamo fiduciosi…
Voto:5,5
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